Nel gennaio 2025, il Signore mi ha messo nel cuore il desiderio di servirlo, approfittando delle mie vacanze estive. Ho iniziato a informarmi presso diverse missioni italiane, ma per mesi ho ricevuto solo risposte negative. Da un lato, il passare del tempo mi preoccupava, ma dall’altro ero certa che Dio avrebbe provveduto secondo il Suo piano.

A maggio, i miei genitori mi hanno messo in contatto con una donna Cristiana sudafricana che avevano conosciuto più di dieci anni prima a una conferenza missionaria europea, ed è stato tramite lei che ho conosciuto Romano e la Family Mission. Ho pregato e, con cuore in pace, ho comprato i biglietti aerei e organizzato il viaggio, senza sapere esattamente cosa mi aspettasse. Eppure, appena arrivata, ho subito sperimentato la bellezza della comunione fraterna con persone che fino a poco tempo prima erano state solo voci al telefono.

Nelle due settimane successive, sono stata portata nelle zone più povere e lì ho iniziato a rendermi conto dell’urgente bisogno di quelle comunità. Ho avuto l’opportunità di partecipare a una delle tante attività offerte da Family Mission: il controllo della vista. Nel corso di cinque giorni, abbiamo visitato tre scuole diverse, testando la vista dei bambini e consegnando loro anche un piccolo opuscolo. Sono rimasta particolarmente colpita l’ultimo giorno, quando mi sono imbattuta in una lettera scritta da un bambino e indirizzata a “zio Romano”, in cui ringraziava la missione per l’opportunità di ricevere un esame della vista e degli occhiali gratuiti. Quelle semplici parole mi hanno fatto capire ancora di più come anche un piccolo gesto, fatto nel nome di Gesù, possa avere un impatto concreto e duraturo.

Oltre al servizio pratico e alla comunione fraterna che ho sperimentato, ciò che porto a casa con me è questa riflessione: se è vero che siamo chiamati a essere imitatori di Gesù e che Gesù si è donato completamente per noi, allora anche il “dare” è parte integrante ed essenziale della nostra adorazione. Siamo chiamati a donarci come Lui si è donato, mettendo a disposizione il nostro tempo e i nostri beni per svolgere questo servizio. Solo quando entriamo in questo stato d’animo i nostri occhi e le nostre orecchie si aprono, diventando sensibili ai bisogni di chi ci circonda. Ed è allora che riscopriamo veramente che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.Ringrazio Dio perché ha scelto di usare anche persone fragili e imperfette – come me – per la Sua gloria. Ringrazio Romano per l’opportunità di servire insieme e tutti coloro come Cindy, Murray e Pat per il lavoro che svolgono in Sudafrica: un compito svolto con la cura e la gioia che solo il nostro Padre celeste può donare. (Da Eleonora)

Di Roby

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